
I numeri fanno spavento! Amazon ha visto le proprie vendite globali arrivare a un totale di 11mila dollari al secondo (dati Financial Times).
Per rispondere a quest’enorme mole di domanda, a metà aprile l’azienda ha annunciato 75mila nuove assunzioni negli Stati Uniti, in aggiunta a quelle di 100mila altri dipendenti assunti il mese precedente. E, in un comunicato pubblicato sul suo blog il brand ha dichiarato di essere consapevole dell’impatto economico che questa crisi sanitaria sta avendo su settori come quello del travel e del turismo, aggiungendo: “invitiamo tutti coloro che non stanno lavorando a unirsi a noi finché le cose non ritornino alla normalità e finché il loro datore di lavoro non sia in grado di riassumerli”.
Sono numeri e misure che rivelano il drastico e veloce cambiamento avvenuto negli ultimi mesi, in termini di consumi, di volume di vendite del colosso dell’ecommerce, e per Amazon, a livello logistico, significa saper fronteggiare la straordinaria domanda provocata dalla pandemia.
Ma non tutto è bene! …Il 21 marzo Amazon “chiede” agli utenti di limitare gli ordini ai soli prodotti di massima priorità interrompendo in maniera temporanea l’accettazione di ordini per prodotti non ritenuti di prima necessità (sia in Italia che in Francia). In una nota di Amazon si poteva leggere che la misura consentiva “ai dipendenti dei centri di distribuzione di focalizzarsi sulla ricezione e spedizione dei prodotti di cui i clienti hanno più bisogno in questo momento”, permettendo loro di rispettare le misure di distanziamento sociale.
Come riportato in un articolo di The Financial Times pubblicato il 20 aprile, insieme ad altri business, Amazon si ritrova quindi a dover gestire una complessa filiera, in una situazione di emergenza e il rischio è che i consumatori che si sono rivolti ad altri e-commerce concorrenti possano non tornare più.
Anche per Amazon c’è una grande sfida da vincere!
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